Gas, elettricità e materie prime

Il settore cartario italiano affronta costi energetici tra i più alti in Europa, con un divario persistente sia per il gas naturale che per l’elettricità. Interventi come Gas ed Electricity release, investimenti in gas verdi e ampliamento delle Comunità Energetiche possono ridurre il divario e stimolare concretamente sviluppo e competitività del settore. Indispensabile anche la decarbonizzazione, che deve procedere in modo razionale per mantenere il settore competitivo, valorizzando i primati italiani nel riciclo e nell’uso di materie prime sostenibili.

Il settore cartario italiano paga costi energetici più elevati dei competitor europei. I dati di Assocarta – pubblicati nello “Speciale congiuntura ottobre 2024” in occasione di Miac – evidenziano numeri sia per il gas naturale sia per l’energia elettrica che non lasciano dubbi.

Gas naturale: il divario con l’Europa

Per quanto riguarda il gas naturale, il rapporto pone in luce come, negli ultimi mesi, il differenziale di prezzo tra il mercato italiano al PSV (punto di scambio virtuale) e quello del Nord Europa al TTF (title transfer facility) – che rappresenta il mercato di riferimento europeo per il gas naturale – abbia continuato a rimarcare uno scostamento significativo. A luglio di quest’anno, tale divario ha superato i 3 €/MWh, raggiungendo in alcuni momenti valori superiori ai 4 €/MWh. Valori poi divenuti più contenuti a settembre, quando si è registrato un lieve calo; il differenziale però che si è attestato comunque su livelli superiori ai 2 €/MWh, indice di una persistenza di costi elevati per il mercato italiano.

In termini di prezzo medio, inoltre, il valore registrato al PSV nel mese di settembre è stato di 38,61 €/MWh. Un livello di prezzo che finisce per incidere in maniera rilevante sui costi energetici delle imprese. Le stime, per quanto riguarda il settore cartario, parlano di una spesa complessiva per il gas di ben 485 milioni di euro nei primi sette mesi dell’anno, che ha inciso sul fatturato per il 9,5%. Certamente si tratta di una quota non trascurabile, per quanto occorra considerare un altro dato posto in luce dal rapporto congiunturale di Assocarta, ovvero che tra il 2020 e il 2022 l’incidenza del costo del gas sul fatturato delle imprese del settore fosse cresciuta dal 4,2% al 30,2% (Figura 1).

L’energia elettrica italiana

Anche il costo dell’energia elettrica in Italia, rapportato a quello dei principali mercati europei, evidenzia un differenziale di prezzo significativo. Da giugno a settembre, i prezzi dell’energia nel Belpaese si sono mantenuti costantemente sopra i 100 €/MWh con numeri ben diversi rispetto ai vicini europei. Nei confronti della Spagna, per esempio, la differenza si attesta a 44 €/MWh, con la Germania scende, seppur di poco, a 38 €/MWh, mentre con la Francia la differenza raggiunge addirittura i 65 €/MWh.

Rispetto ad agosto, a settembre si è registrato un leggero calo – di circa il 9% – del prezzo medio dell’energia elettrica nella borsa italiana che è stato di circa 117 €/MWh e si è confermato nuovamente il più alto a livello europeo (Figura 2).

E resta il dubbio, che Assocarta esprime nel report, che il mercato dell’energia funzioni in maniera non corretta, dato che il prezzo al megawattora in Italia ad agosto di quest’anno si è mantenuto a un livello molto alto, pur potendo usufruire per oltre il 40% di energia proveniente da fonti rinnovabili. Una situazione che, ancora una volta, differenzia il nostro mercato energetico da quello degli altri Paesi europei.

Per le imprese italiane l’energy release riveste un altro aspetto rilevante. Introdotto dal DM n. 268 del 23 luglio 2024, il meccanismo è volto allo sviluppo di nuova capacità di generazione da fonti rinnovabili da parte delle imprese energivore. È fondamentale però, dice Assocarta, che il prezzo dell’energia fornita attraverso questo strumento sia allineato con gli obiettivi della misura, ovvero che possa garantire la competitività per le imprese italiane rispetto ai costi energetici degli altri Paesi europei. Solo regolando in maniera puntuale queste politiche si potrà davvero ridurre il gap di prezzo che separa l’Italia dal resto d’Europa e, al contempo, sostenerne la competitività.

Decarbonizzazione: un processo razionale

«La decarbonizzazione deve essere un processo che mantiene la produzione di carta in Italia e mantiene la competitività delle imprese. Quindi la sfida è sicuramente importante ma è appunto una sfida anche per la competitività» afferma Alessandro Bertoglio, responsabile energia e trasporti di Assocarta a Miac 2024. Le grandi prove che il settore deve affrontare, dice, sono due: l’energia e la decarbonizzazione. Impegni sempre più importanti perché strategici per le industrie produttrici di carta e che richiedono sforzi notevoli a livello di investimenti, «oggi stare sul mercato significa anche lavorare per la decarbonizzazione e il settore cartario è un promotore di percorsi di riduzione del carbonio». Anche perché, ricorda Bertoglio, l’industria cartaria non solo è una grande consumatrice di energia, tanto per quanto riguarda l’energia elettrica quanto il gas, ma rientra anche nella direttiva Emission Trading – direttiva 2003/87/CE che istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nella Comunità europea e che in Italia è stata recepita con il d.lgs 216/06.

«Il settore è sempre più sotto pressione anche dal punto di vista degli obblighi per l’economia green, basti pensare che l’accesso a determinate compensazioni ETS è vincolato al raggiungimento di parametri di efficienza energetica piuttosto elevati». Inoltre «gli sgravi che vengono riconosciuti agli energivori dal 2024 lo sono a fronte delle cosiddette “Condizionalità green”, impegni delle aziende a fare determinati investimenti in efficienza e in fonti rinnovabili».

A fronte di tutto questo e degli impegni che l’industria cartaria italiana si è presa e si prenderà in futuro su questi temi – aggiunge Bertoglio – è essenziale procedere in modo razionale, per non rischiare di fissare freneticamente obiettivi di decarbonizzazione, di riduzione di CO2, di aumento di fonti rinnovabili senza fare i conti con la realtà. E soprattutto, sottolinea una volta di più il responsabile Assocarta, «riteniamo che sia importante che questo percorso mantenga la competitività del settore cartario».

Le azioni possibili

I fronti su cui il mondo industriale, ma soprattutto il Paese, può muoversi sono diversi. È necessaria una politica industriale mirata, che tanga conto delle esigenze delle imprese italiane, in particolare di quelle che pagano rilevanti divari di costi rispetto alle concorrenti europee ed extra europee. Se si vuole attuare una vera decarbonizzazione è indispensabile dare gli strumenti, non semplicemente per la sopravvivere sul mercato, ma per continuare a essere seriamente competitivi.

In questo Assocarta, nello “Speciale congiuntura ottobre 2024”, dice chiaramente cosa occorra al settore.

In primis, per continuare a decarbonizzare e calmierare il costo energetico, sono indispensabili una Gas release dedicata ai settori industriali e una Electricity release con meccanismi che accelerino gli investimenti in decarbonizzazione.

Questa deve essere finanziata e per farlo le risorse raccolte con le quote ETS devono poter tornare all’industria, nella misura prevista dalle norme europee.

E ancora, occorre incentivare e promuovere il ricorso nell’industria a gas verdi; l’idea per esempio è di creare una “biometano release” dedicata agli energivori.

Un’altra iniziativa utile sarebbe ampliare la definizione di Comunità Energetica aprendola alle imprese industriali con l’abolizione dei limiti di potenza e geografici. Questo, spiega Assocarta, permetterebbe all’industria cartaria di svolgere un ruolo fondamentale nella gestione degli sbilanciamenti dovuti alla non programmabilità delle fonti di energia rinnovabile.

E per finire, nell’ambito del Piano Mattei – il progetto strategico di diplomazia, cooperazione allo sviluppo e investimento dell’Italia con il continente africano – e delle iniziative di “diplomazia energetica” – volte a sensibilizzare e collaborare con i principali responsabili delle emissioni di anidride carbonica a livello globale – consentire a tutte le 3.400 imprese energivore italiane di accedere alle fonti rinnovabili.

Come aiutare l’industria a decarbonizzare

– energy release per calmierare il costo energetico

– rinvestire nell’industria le risorse da quote ETS

– incentivare e promuovere l’uso di gas verdi

– aprire le Comunità Energetiche alle imprese industriali senza limiti geografici e di potenza

– accesso alle FER per tutte le imprese energivore italiane nell’ambito del Piano Mattei.

Materie prime virtuose

L’industria cartaria italiana vanta numerosi primati, tra cui un posto di assoluta rilevanza occupa la sua materia prima seconda. Il settore esprime un costante aumento nell’uso di materiali che derivano dal riciclo e che – secondo i dati Assocarta – occupano ormai ben il 70% della fibra utilizzata per produrre carta e cartone nel nostro Paese. Questo uso massiccio di fibre riciclate colloca l’industria cartaria italiana al secondo posto in Europa dietro alla Germania e seguita, a propria volta, dalla Spagna e dalla Francia. Il consumo italiano di carta da riciclare nel 2023 ha rappresentato l’11,4% del totale dell’area europea, pari a circa 44 milioni di tonnellate.

Questa materia prima seconda rappresenta quindi un elemento strategico per il settore cartario del Belpaese. L’Italia, del resto, ha fatto propri gli obiettivi europei di riciclo, raggiungendo e superando con anni di anticipo, rispetto alla scadenza posta dall’Unione europea, l’obiettivo dell’85% di riciclo nel comparto dell’imballaggio.

La raccolta nazionale di carta da riciclare è aumentata quasi continuativamente dal 2014 fino al 2021 – anno che ha segnato il record con oltre 7 milioni di tonnellate – per poi diminuire del 7,2% nel 2022 e recuperare in parte poi nel 2023, che ha registrato in +5,6% con più di 6,9 milioni di tonnellate raccolte.

Tuttavia, proprio gli elevati costi energetici non consentono di trasformare l’intera raccolta nazionale di carta riciclata, subendo anche un crescente export verso Paesi extra UE che hanno costi non allineati agli standard di sostenibilità ambientale e sociale. Nel 2023, l’export di carta da riciclare ha segnato infatti un +48,3%.

Data la rilevanza strategia della carta da riciclare, il settore ritiene che i flussi di rifiuti e di materie prime secondarie derivanti dai rifiuti debbano essere inseriti tra le “materie prime critiche” (CRM, critical raw materials) di cui parla anche Mario Draghi ne “Il rapporto sul futuro della competitività europea” del 26 settembre 2024. Proprio nel rapporto si sottolinea come l’UE debba rapidamente dare piena attuazione alla normativa che le riguarda, in quanto appunto strategiche per l’intera Europa e per la sua indipendenza.

Sempre in merito alle materie prime utilizzate, l’industria cartaria dimostra di essere sensibile anche ai temi della sostenibilità e della salvaguardia di foreste e boschi. Oltre a essere campione di riciclo e di utilizzo di carta da riciclare, il settore è infatti anche particolarmente attento alla certificazione forestale. Non caso, ben il 90% delle fibre vergini impiegate per produrre carta e cartone in Italia è dotato di certificazione FSC e Pefc (Figura 3).

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