Decarbonizzazione

La carta senza carbonio

Da Assocarta, Afry

L’industria cartaria italiana si conferma come una delle eccellenze europee, posizionandosi al secondo posto in Europa per produzione e distinguendosi per un tasso di riciclo dell’85% per gli imballaggi in carta. La transizione energetica e il raggiungimento della neutralità carbonica, entro il 2050, pongono nuove sfide per il settore. Questo è il quadro introduttivo tracciato durante la presentazione dello studio di Assocarta su “La decarbonizzazione competitiva del settore cartario italiano: una possibile strategia fra fonti green ed elettrificazione” che è stata presentato a Roma presso il Gestore del Sistema Elettrico GSE.

Con 119 imprese attive e oltre 19.000 addetti, il comparto cartario contribuisce significativamente al tessuto industriale italiano, con un’efficienza energetica che è aumentata: negli ultimi dieci anni si è registrata una riduzione del 22% dell’intensità energetica e del 23% dei consumi energetici totali, principalmente grazie alla cogenerazione ad alta efficienza, che soddisfa l’80% del fabbisogno energetico del settore. Ma non basta. Entro il 2030, il settore deve ridurre le proprie emissioni del 70% rispetto ai livelli del 1990 per allinearsi agli obiettivi europei del pacchetto “Fit for 55” e procedere verso la neutralità climatica nel 2050. Traguardi che richiedono un’evoluzione tecnologica che passi per tre pilastri: efficientamento dei processi, elettrificazione rinnovabile e decarbonizzazione dei combustibili.

«Il settore cartario oggi, consuma 2,5 miliardi di m3 di gas (dato del 2023) producendo l’80% del fabbisogno energetico in cogenerazione a un costo che pesa per oltre il 12% sul fatturato (2023), al quale va aggiunto quello dell’Ets che, nei prossimi dieci anni, aumenterà a un ritmo tre volte superiore al costo di produzione della carta. – ha spiegato Riccardo Siliprandi, Senior Principal di Afry Management Consulting introducendo lo studio – E la questione è molto più complessa di quanto sembri. La filiera, infatti, è estremamente diversificata e non può essere considerata un’entità unica e uniforme. Si tratta, al contrario, di un settore dalle molteplici sfaccettature. Uno degli obiettivi di questo studio è stato proprio comprendere queste diversità, così come la necessità di adottare soluzioni specifiche e mirate per la decarbonizzazione. Soluzioni che richiedono un approccio olistico, capace di tener conto delle peculiarità di ciascun ambito. In questo contesto, insieme ai rappresentanti del settore, Assocarta ha elaborato un compendio, una guida pratica che possa supportare l’industria nella fase iniziale o nel progredire lungo questo percorso».

Le sfide e le tecnologie

Il sistema ETS (Emission Trading System), che regola le quote di emissioni di CO₂, rappresenta una delle principali criticità per la filiera. Nei prossimi dieci anni, si prevede un aumento del costo per tonnellata di carta a causa del triplicarsi del prezzo delle emissioni di CO₂ e della riduzione delle quote gratuite. Ed è un fatto che inciderà sui costi operativi delle cartiere italiane, già penalizzate da prezzi dell’elettricità superiori a quelli della media europea. E questo è solo uno dei problemi per affrontare il quale l’industria della carta italiana sta già implementando una serie di soluzioni innovative, come l’efficientamento ulteriore attraverso l’ottimizzazione dei macchinari e l’installazione di sistemi di compressione avanzata e ottimizzata, un’azione adottata dal 100% delle cartiere. Le altre due direttici sono l’elettrificazione rinnovabile, con il 20% delle aziende che ha installato impianti fotovoltaici per l’autoconsumo, mentre circa la decarbonizzazione dei combustibili, stanno crescendo, sono ora il 15%., le cartiere che utilizzano biogas derivante dal trattamento delle acque reflue, mentre il ruolo di biometano, idrogeno verde e biomasse è previsto in netta crescita. «Serve una Energy release che incentivi il più possibile gli investimenti verdi dei settori energivori e che diventi strutturale. -ha detto il presidente di Assocarta Lorenzo Poli – E poi deve esserci un’infrastruttura elettrica che possa supportare l’eventuale elettrificazione delle imprese, senza alcuna discriminazione geografica. Oltre a ciò c’è il biometano, che va impiegato nei processi più efficienti come la cogenerazione, tramite una release ad hoc. È essenziale, nel frattempo, rimanere competitivi». Nonostante questi progressi, la decarbonizzazione dei combustibili e l’elettrificazione incontrano barriere significative, tra cui limiti infrastrutturali, scarsità di risorse e assenza di un quadro normativo abilitante.

La strada verso il futuro

La competitività del settore dipende in larga misura dalla capacità di bilanciare innovazione e sostenibilità economica. L’adozione di tecnologie come cattura e stoccaggio della CO₂ (CCS), pompe di calore e caldaie elettriche potrebbe garantire una riduzione delle emissioni a costi più contenuti. Tuttavia, è essenziale promuovere sinergie di filiera e politiche di supporto mirate per facilitare la transizione. «L’industria cartaria italiana rappresenta un esempio di resilienza e capacità di innovazione, ma il percorso verso la neutralità climatica richiede un impegno congiunto di imprese, istituzioni e stakeholder. – ha dichiarato Paolo Arrigoni, Presidente del GSE -Solo attraverso un approccio integrato sarà possibile superare le sfide attuali e preservare la leadership del settore a livello europeo», ha concluso Poli. Questo equilibrio tra sostenibilità e competitività sarà il banco di prova per dimostrare come un comparto tradizionale possa essere protagonista della transizione energetica globale. «Abbiamo la necessità di accrescere la competitività dell’industria italiana, ridurre i costi energetici e supportare il processo di decarbonizzazione dei settori hard to abate e sono obiettivi che possono essere raggiunti adottando una strategia diversificata che, oltre all’efficientamento energetico, includa l’economia circolare, l’uso di combustibili low carbon, l’elettrificazione dei consumi e l’utilizzo di vettori energetici innovativi. È con questo obiettivo che il GSE, attraverso il protocollo stipulato lo scorso maggio, promuove nelle realtà associate ad Assocarta gli strumenti messi a disposizione della filiera italiana della carta».

Strategia pragmatica

«L’industria cartaria è spesso associata, in modo errato, al fenomeno della deforestazione e all’abbattimento indiscriminato degli alberi. In realtà, si tratta di un settore che rappresenta un modello virtuoso di riciclo e riuso, contribuendo in modo significativo all’economia circolare. Se consideriamo i comparti dell’acciaio e della carta, l’Italia raggiunge livelli di eccellenza riconosciuti a livello internazionale, grazie anche ai progressi nella raccolta differenziata e sebbene il Paese abbia compiuto passi avanti in questo ambito, esistono ancora aree in cui l’organizzazione del sistema di gestione dei rifiuti risulta insufficiente, rendendo necessario un impegno continuo per il miglioramento. – ha affermato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin nel suo intervento che ha chiuso l’appuntamento – Il settore manifatturiero italiano è caratterizzato da una forte intensità energetica, con comparti che richiedono un consumo elevato di energia e la decarbonizzazione di questi settori non può essere affrontata con approcci generici, ma necessita di strategie mettano assieme la riduzione delle emissioni con il mantenimento della competitività economica e occupazionale. Non bisogna abbassare la guardia ed affidarci esclusivamente a previsioni ottimistiche che danno i prezzi energetici in discesa nei prossimi anni e dobbiamo affrontare con equilibrio la sfida della transizione energetica, perseguendo l’obiettivo di raggiungere 70-80 gigawatt di capacità rinnovabile entro il 2030. Nel settore industriale, la chiave sarà l’innovazione tecnologica, che dovrà accompagnare lo sviluppo di nuove soluzioni capaci di bilanciare la competitività con la sostenibilità ambientale, anche in funzione del fatto che l’aumento della domanda di energia sarà significativo. E basarsi esclusivamente su fotovoltaico ed eolico, con le loro limitazioni legate all’intermittenza della produzione, non è sufficiente, anche con un ingente impiego di accumuli energetici e batterie, il sistema non potrà garantire la stabilità necessaria». Il ministro ha chiuso il proprio intervento citando il nucleare il cui ruolo potrà essere strategico nella prospettiva del Net Zero al 2050. «La sicurezza dei nuovi reattori, la versatilità dei piccoli reattori SMR e l’economicità stanno rendendo questa opzione una soluzione concreta per un approvvigionamento stabile e sostenibile, come dimostrano le scelte di grandi player tecnologici, come Google, Microsoft e Amazon, che hanno già firmato contratti per l’approvvigionamento da fonti nucleari, non semplici dichiarazioni di intenti e ciò dimostra che la direzione è tracciata e che anche l’Italia deve prepararsi a questa transizione, dotandosi di un quadro normativo chiaro e flessibile, in grado di accogliere le opportunità offerte dalla ricerca e dallo sviluppo tecnologico, per un approccio pragmatico che guardi alle soluzioni più adeguate per ridurre i costi senza gravare eccessivamente sulle imprese», ha concluso Pichetto Fratin. Una prospettiva, quella del nucleare che anche la filiera della carta prende in considerazione per la decarbonizzazione, ma su tempi decisamente più lunghi rispetto ad altre fonti a basso tenore di carbonio come eolico, fotovoltaico e biometano.

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